
Prima di dire basta al lavoro
In Italia, circa 600 mila donne hanno smesso di cercare un lavoro. Un dato che fa riflettere profondamente sullo stato occupazionale del nostro Paese. Tuttavia se consideriamo anche quelle donne che, pur avendo un impiego, sognano di cambiarlo, la situazione appare ancora più complessa.
Chi ama il proprio lavoro se lo tiene stretto, anche quando comporta sacrifici significativi. Potrebbe andare meglio, se solo fossimo disposte a chiedere e chiederci di più, eppure è comprensibile temere un cambiamento che metterebbe a rischio un posto sicuro. Analogamente, anche chi un lavoro non ce l’ha, si ritrova in una posizione di stallo. C’è chi interrompe le ricerche e chi resta in attesa, sperando in un colpo di fortuna che possa migliorare la propria vita.
Nel rapporto ISTAT dello scorso 6 marzo emerge che la maggior parte delle disoccupate di lunga durata, smettono di cercare in quanto scoraggiate dalle concrete difficoltà nel trovare un valido impiego. La mancanza di opportunità, la conciliazione tra vita lavorativa e familiare e le difficoltà nel reinserirsi nel mercato del lavoro, sono solo alcune delle sfide da affrontare.
Ma che cosa si aspettano da noi? Rassegnazione, pazienza, docilità? Purtroppo subiamo ancora il peso delle pressioni sociali che influenzano le nostre scelte lavorative: la famiglia, i figli, la casa… Se spetta sempre a noi occuparcene, è normale che disporre di tempo, diventi la preoccupazione più grande. La speranza di un impiego part-time, che si sovrapponga all’orario scolastico è sicuramente l’aspirazione di tante ed è anche per questo che ottenerlo diventa un’impresa quasi impossibile.
Accontentarsi, rinunciare alle proprie inclinazioni, essere generose prima di tutto… e così può capitare di ritrovarsi “inattive”, che è una scelta dal sapore amaro, che implicherà una serie di rinunce ulteriori, non soltanto economiche, ma anche relazionali.
Proviamo a immaginare insieme come si presenterebbero entrambi gli scenari. Nel primo, abbiamo un lavoro, o lo cerchiamo attivamente, attraverso agenzie di reclutamento, siti web aziendali, passaparola, centri per l’impiego… Avviene frequentemente che si alternino periodi di attività a fasi di ricerca, soprattutto nel caso in cui si accetti un contratto temporaneo, un impiego che non offre un adeguato guadagno, o che risulti inconciliabile con le esigenze familiari.
Nel secondo scenario, dopo un lungo periodo di stasi, ci sentiremo sicuramente stanche e disilluse, tanto da preferire arrenderci e smettere di cercare opportunità a favore di più di tempo libero. A questo punto, potremmo essere costrette a limitare le uscite e a rinunciare a occasioni piacevoli e saltuarie, come cinema, teatro, sport, viaggi e cene, che, pur non essendo essenziali, ci fanno sentire bene.
Quale potrebbe essere la decisione più conveniente? L’instabilità di un impiego qualsiasi o di nessuno? C’è da dire che non sono proposte stimolanti eppure è tra esse che, troppo spesso, ci ritroviamo a scegliere. E se provassimo a cambiare punto di vista, non chiedendoci quale sia la rinuncia più facile — tempo, denaro, serenità, amicizie — ma interrogandoci sulle nostre reali competenze e volontà? In questo modo riusciremo finalmente ad attivarci nella ricerca di lavoro partendo dalle nostre abilità.
Sembrerebbe uno di quei suggerimenti che seguono il trend del “tutto è possibile” lanciati da chi non ha grande esperienza in materia, ma vuol stillare fiducia negli altri. Ci sono persone a cui piacciono indicazioni di questo tipo sebbene, la loro efficacia, duri quanto un semplice scoppio d’artificio.
Interrogarsi in merito alle nostre competenze, capacità e passioni è il primo step per trovare o creare il proprio lavoro ed è anche la maniera più sensata per ottenerlo. Andare nelle direzioni comuni, cercare quello che cercano tutte, è ciò che di più sconveniente si possa fare.
Siamo differenti ed è per questa ragione che non esiste un’unica strada percorribile. Confrontiamoci, parliamone, chiediamo consigli, ma partiamo dall’unicità che ci contraddistingue, perché soltanto in questo modo ci attiveremo seriamente e con maggiore probabilità di riuscita.
Capire cosa vogliamo e quanto siamo disposte a impegnarci, per poi passare a individuare specifici ambiti lavorativi perché, se si vogliono trovare scenari positivi e traguardi possibili, è necessario smettere d’inseguire ciò che tutte vogliono.
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